17 dicembre 2007

Christmas time again

Cosa porta questo Natale di nuovo? Certamente, le domande sono le stesse di un anno fa... mi sono risolto a darmi una risposta tranchant ai miei interrogativi sul consumismo natalizio. Se è vero che c'è sperpero etc. (non ripeterò qui quanto già detto dodici mesi fa) è anche vero che sto diventando ipocondriaco e asociale, e odio fare regali. A tutti. Concentrarmi su qualcuno mi viene meglio, per esempio un compleanno... E poi sto diventando didascalico e moralista pure coi regali. Sarà questo il rovescio della medaglia rispetto a scelte di vita che si potrebbero dire quantomeno asimmetriche rispetto ai più? Può darsi. Di fatto riesco a far felici pochissime persone coi miei regali da filosofo. Forse dovrei cominciare a scegliere davvero a chi far regali e a chi no. È questo il problema del Natale. Non c'è nulla di autentico, di spontaneo. È il momento delle grandi aspettative e delle grandi illusioni, delle crisi di coppia e familiari. Io preferisco la Pasqua. Da ateo, s'intende. Passione e nuova vita. Nei riti della Pasqua c'è molta più umanità, molta aderenza alla vita, molta più onestà. Ma è una lezione utile per me dedicare questo periodo dell'anno a pensare agli altri. Perché pensare ai regali ti costringe a considerare le persone che ti sono vicine, a capire a chi vuoi bene davvero, e perché. Tempo di bilanci. E di grandi promesse, forse. L'unico regalo degno di questo nome, lo confesso, l'ho fatto a me stesso. Ho accarezzato il sogno di scendere dove sono passati tutti i grandi sciatori del passato, da forse quasi sessant'anni... A capodanno scenderò dalla Streiff a Kitzbuhel, nel Tirolo austriaco. Non vedo l'ora. Arrivare fin lì dalla Puglia in treno sarà dura ma neanche troppo. Spero di godermi davvero questi 7 giorni di sci. L'anno nuovo sarà quello delle scelte. Lasciatemi folleggiare un altro pò ;-)

03 dicembre 2007

Time Zones


Anni fa un festival come questo ha ospitato David Sylvian e Robert Fripp insieme in un piccolo auditorium, così come ha consentito al solo David Sylvian di incantare il pubblico del Palatour Perla (sono daccordo, il nome fa schifo...), ed ha fatto conoscere al pubblico italiano il genio di Ryuichi Sakamoto quando per tutti era solo un tipo strambo che faceva le colonne sonore per i film con Duca Bianco. Cercare al limite la musica possibile vuol dire a volte sbagliare, trovar eil brutto o l'improbabile, il difficile, ma quale garanzia ci può essere di miglior ricerca se non quella che i risultati saranno giudicati con l'occhio del tempo ? Chi avrebbe mai permesso a Charlie Parker di suonare dopo averlo sentito per la prima volta ? E quante mazzate ha forse preso il povero Ornette Coleman dai clubs del Texas prima di essere riconosciuto per quell'innovatore che è stato acclamato la scorsa estate anche qui, a Monopoli, in un concerto memorabile ? La verità è che i concerti di Time Zones non sono tutti belli, e ci si può solo innamorare della musica che ci passa dentro oppure odiarla a morte. Questo marchio da vent'anni garantisce alle orecchie di chi si reca ad ascoltare la garanzia di poter seguire, volendo, una nuova direzione, di cercare e trovare un altro suono o perfino di ascoltare per la prima volta consapevolmente il silenzio... Anche quest'anno è stato così, il festival burlone, si è mosso ai limiti, ma forse si è appiattito un po' su alcuni generi, su un sound più ortodosso, direi elitario, perché la musica è tanta. Penso a quello che porta in giro Dee Dee Bridgewater che ha risuscitato un interesse autentico per la musica Marienne di origine africana, passata anche lei questa estate dalla Puglia (Mavù). Il Time Zones non stupisce più come una volta, ma ha selezionato i propri orecchi più affezionati ed ha preso una direzione. Forse avrebbe potuto guardare più lontano, ma anche queste scelte, filologicamente inappuntabili, sono figlie di una direzione artistica coerente. E la rispetto.

Quello che Bobby Previte (foto) ha suonato con i suoi amici presi da ogni angolo d'Europa (compresa Bari...) è stato ad esempio un concerto che non si può definire in modo compiuto. Semplicemente energia allo stato puro, libertà e rigore, soffio e urlo. Gianluca Petrella ha fatto la sua parte, ma come comprimario tra grandi. Previte ha sicuramente dominato, senza risparmiarsi. E in barba a chi pensa che certo free si possa suonare ad minchiam tutte le parti erano scritte, e non in gesti, diminuenendo o altro, nossignore, erano crome, minime e semibiscrome con tutte le pause al posto giusto. Il caro vecchio pentagramma insomma.

Ad averne concerti così.
E festival di questa fattura...

All'anno priossimo.

01 dicembre 2007

e di sicuro ci sarà tempo...

Allora andiamo, tu ed io,
Quando la sera si stende contro il cielo
Come un paziente eterizzato disteso su una tavola;
Andiamo, per certe strade semideserte,
Mormoranti ricoveri
Di notti senza riposo in alberghi di passo a poco prezzo
E ristoranti pieni di segatura e gusci d'ostriche;
Strade che si succedono come un tedioso argomento
Con l'insidioso proposito
Di condurti a domande che opprimono...
Oh, non chiedere « Cosa? »
Andiamo a fare la nostra visita.

Nella stanza le donne vanno e vengono
Parlando di Michelangelo.

La nebbia gialla che strofina la schiena contro i vetri,
Il fumo giallo che strofina il suo muso contro i vetri
Lambì con la sua lingua gli angoli della sera,
Indugiò sulle pozze stagnanti negli scoli,
Lasciò che gli cadesse sulla schiena la fuliggine che cade dai camini,
Scivolò sul terrazzo, spiccò un balzo improvviso,
E vedendo che era una soffice sera d'ottobre
S'arricciolò attorno alla casa, e si assopì.

E di sicuro ci sarà tempo
Per il fumo giallo che scivola lungo la strada
Strofinando la schiena contro i vetri;
Ci sarà tempo, ci sarà tempo
Per prepararti una faccia per incontrare le facce che incontri;
Ci sarà tempo per uccidere e creare,
E tempo per tutte le opere e i giorni delle mani
Che sollevano e lasciano cadere una domanda sul tuo piatto;
Tempo per te e tempo per me,
E tempo anche per cento indecisioni,
E per cento visioni e revisioni,
Prima di prendere un tè col pane abbrustolito


Nella stanza le donne vanno e vengono
Parlando di Michelangelo.

E di sicuro ci sarà tempo
Di chiedere, « Posso osare? » e, « Posso osare? »
Tempo di volgere il capo e scendere la scala,
Con una zona calva in mezzo ai miei capelli -
(Diranno: « Come diventano radi i suoi capelli! »)
Con il mio abito per la mattina, con il colletto solido che arriva fino al mento,
Con la cravatta ricca e modesta, ma asseríta da un semplice spillo -
(Diranno: « Come gli son diventate sottili le gambe e le braccia! »)
Oserò
Turbare l'universo?
In un attimo solo c'è tempo
Per decisioni e revisioni che un attimo solo invertirà


Perché già tutte le ho conosciute, conosciute tutte: -
Ho conosciuto le sere, le mattine, i pomeriggi,
Ho misurato la mia vita con cucchiaini da caffè;
Conosco le voci che muoiono con un morente declino
Sotto la musica giunta da una stanza più lontana.
Così, come potrei rischiare?
E ho conosciuto tutti gli occhi, conosciuti tutti -
Gli occhi che ti fissano in una frase formulata,
E quando sono formulato, appuntato a uno spillo,
Quando sono trafitto da uno spillo e mi dibatto sul muro
Come potrei allora cominciare
A sputar fuori tutti i mozziconi dei miei giorni e delle mie abitudini? .
Come potrei rischiare?
E ho già conosciuto le braccia, conosciute tutte -
Le braccia ingioiellate e bianche e nude
(Ma alla luce di una lampada avvilite da una leggera peluria bruna!)
E' il profumo che viene da un vestito
Che mi fa divagare a questo modo?
Braccia appoggiate a un tavolo, o avvolte in uno scialle.
Potrei rischiare, allora?-
Come potrei cominciare?

. . . . . . . . . . . .

Direi, ho camminato al crepuscolo per strade strette
Ed ho osservato il fumo che sale dalle pipe
D'uomini solitari in maniche di camicia affacciati alle finestre?...

Avrei potuto essere un paio di ruvidi artigli
Che corrono sul fondo di mari silenziosi

. . . . . . . . . . . . .

E il pomeriggio, la sera, dorme così tranquillamente!
Lisciata da lunghe dita,
Addormentata... stanca... o gioca a fare la malata,
Sdraiata sul pavimento, qui fra te e me.
Potrei, dopo il tè e le paste e, i gelati,
Aver la forza di forzare il momento alla sua crisi?
Ma sebbene abbia pianto e digiunato, pianto e pregato,
Sebbene abbia visto il mio capo (che comincia un po' a perdere i capelli)
Portato su un vassoio,
lo non sono un profeta - e non ha molta importanza;
Ho visto vacillare il momento della mia grandezza,
E ho visto l'eterno Lacchè reggere il mio soprabito ghignando,
E a farla breve, ne ho avuto paura.

E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto,
Dopo le tazze, la marmellata e il tè,
E fra la porcellana e qualche chiacchiera
Fra te e me, ne sarebbe valsa la pena
D'affrontare il problema sorridendo,
Di comprimere tutto l'universo in una palla
E di farlo rotolare verso una domanda che opprime,
Di dire: « lo sono Lazzaro, vengo dal regno dei morti,
Torno per dirvi tutto, vi dirò tutto » -
Se una, mettendole un cuscino accanto al capo,
Dicesse: « Non è per niente questo che volevo dire.
Non è questo, per niente. »
E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto,
Ne sarebbe valsa la pena,
Dopo i tramonti e i cortili e le strade spruzzate di pioggia,
Dopo i romanzi, dopo le tazze da tè, dopo le gonne strascicate sul pavimento
E questo, e tante altre cose? -
E' impossibile dire ciò che intendo!
Ma come se una lanterna magica proiettasse il disegno dei nervi su uno schermo:
Ne sarebbe valsa la pena
Se una, accomodandosi un cuscino o togliendosi uno scialle,
E volgendosi verso la finestra, dicesse:
« Non è per niente questo,
Non è per niente questo che volevo dire. »

. . . . . . . . . . .

No! lo non sono il Principe Amleto, né ero destinato ad esserlo;
Io sono un cortigiano, sono uno
Utile forse a ingrossare un corteo, a dar l'avvio a una scena o due,
Ad avvisare il principe; uno strumento facile, di certo,
Deferente, felice di mostrarsi utile,
Prudente, cauto, meticoloso;
Pieno di nobili sentenze, ma un po' ottuso;
Talvolta, in verità, quasi ridicolo -
E quasi, a volte, il Buffone.

Divento vecchio... divento vecchio...
Porterò i pantaloni arrotolati in fondo.

Dividerò i miei capelli sulla nuca? Avrò il coraggio di mangiare una pesca?
Porterò pantaloni di flanella bianca, e camminerò sulla spiaggia.
Ho udito le sirene cantare l'una all'altra.

Non credo che canteranno per me.

Le ho viste al largo cavalcare l'onde
Pettinare la candida chioma dell'onde risospinte:
Quando il vento rigonfia l'acqua bianca e nera.

Ci siamo troppo attardati nelle camere del mare
Con le figlie del mare incoronate d'alghe rosse e brune
Finché le voci umane ci svegliano, e anneghiamo.