12 novembre 2006

Le mie cose preferite

Raindrops on roses ad whiskers on kittens,
bight copper kettles and warm woolen mittens,
brown paper packages tied up with strings,
these are a few of my favourite things.
Cream colored ponies and crisp apple strudels,
doorbells and sleighbells and schnitzel with noodels
wild geese that fly with the moon on their wings,
these are a few of my favourite things.
Girls in white dresses with blues satin sashes,
snowflakes that stay on my nose and eyelashes,
silver white winters that melt into springs.
These are a few of my favourite things.
When the dog bites,
when the bee sings,
when I'm feeling SAD,
I simply remember my favourite things,
and then I don't feel
so
bad.
 
[Oscar Hammerstein II & Richards Rodgers]

04 novembre 2006

Jade Visions

L'dea del mare non mi ha mai molto affascinato come accade a chi ci vive, sul mare, e non può fare a meno di vederlo, interrogarlo, avvicinarsi, come se per sapere che camicia mettersi stamattina fosse necessario sapere di che colore è, il mare, oggi, se è increspato, turbato, calmo, azzurro, blu intenso, verde, o grigio come le nubi... è fascinoso questo legame, che per noi che viviamo sul Mediterraneo vuole dire in genere una cosa precisa: il nostro mare non è il mare dell'infinito di Ulisse, il mare del libero ad ogni costo, di chi lascia radici e legami e vive del suo guscio di noce e basta, è un mare in mezzo alle terre, che porta al confronto con l'altro, il diverso, l'ospite, il mercante, il saraceno, il turco di "mamma li turchi", è il punto di incontro, la frontiera che divide ed unisce, e questo fa parte integrante del carattere di noi pugliesi che siamo individualisti quanto basta perché abbiamo sempre la possibilità di partire ed andare altrove verso quello che non conosciamo ma sappiamo che è lì dietro, ma siamo anche accoglienti e ospitali, cordiali e amici di tutti perché siamo abituati all'incontro con lo straniero. Lo straniero che non è, che non c'è, perché a Bari nessuno è straniero; il mio sangue è insieme dei Peuceti, dei Longobardi, per la maggior parte, ed in parte minore dei Normanni, degli Spagnoli, dei Turchi, e dei Francesi, per guardare ai tempi più recenti. Lo so perché questa è la storia della mia famiglia. Il nostro Mare, il mare nostrum ovvero il mare joni, lo Ionio, che in Arbereshe vuol dire appunto nostro, è il mare della accoglienza e dell'incontro con l'altro. Da Otranto i monti del Montenegro sembrano a portata di remo, da Peschici la Croazia sembra un'isola per vele come lenzuoli, sono pochi kilometri che a farli in auto ci vorrebbe un'ora soltanto, e questo è quello che viviamo dentro. Ma il mare è anche partire, lasciare ciò che ci sta stretto per cercare fortuna altrove, altr'ove, ove è altro. Il giorno che la goccia trabocca dal vaso, quando il nostro mondo ci stringe nella morsa, il cielo è grigio, la mano che ti stringe la bocca dello stomaco è più cattiva del solito, il vuoto nel petto è più presente, la barca è il solo pensiero, andare davanti senza strade, approdare non sai dove è la cosa che ti lascia ancora sognare qualcosa di diverso... il sogno, l'aspirare con passione all'ideale si materializza in quella enorme (infinita ?) distesa di acqua e di vite che si incrociano.
In uno di quei giorni, lui, disse:

Chiamatemi Ismaele.
Alcuni anni fa - non importa esattamente quanti - avendo in tasca poco denaro, o forse non avendone affatto, e non avendo nulla di particolar che mi trattenesse a terra, pensai di andarmene un poco per mare, a vedere la parte del mondo coperta dalle acque. E' il sistema che uso per scacciare la tristezza e tenere sotto controllo la circolazione. Ogni qual volta m'accorgo che mi si va formando intorno alla bocca una piega arcigna; quando sulla mia anima scende un umido, piovigginoso novembre; quando mi sorprendo a sostare involontariamente davanti ai negozi di casse da morto e a seguire ogni funerale che incontro; e specialmente quando l'ipocondria prende il sopravvento su di me a un punto tale da far sì che debba ricorrere ad un forte principio morale per impedirmi di scendere deliberatamente in strada a far saltar via il cappello dalla testa della gente... allora giudico che sia giunto il momento di andar per mare il più presto possibile. E' il mio surrogato della pistola e della pallottola. Catone, compiendo un bel gesto filosofico, si getta sulla sua spada; io, tranquillamente, m'imbarco. In questo non c'è nulla di strano. Se solo lo sapessero, tutti quanti gli uomini, ognuno a proprio modo, prima o poi nutrirebbero per l'oceano più o meno gli stessi sentimenti che provo io.

Herman Melville [Moby Dick]